I mantra
Materiali
Cos’è
un “mantra”?
Come
spesso accade, gli studiosi non sono del tutto concordi sul
significato profondo del termine sanscrito “mantra”, perché ne
interpretano diversamente le componenti.
Una
delle tesi più comuni, ritiene che la parola sia composta da due
radici: il termine “manas”, che significa “mente” (anzi, più
precisamente, la mente sensoriale-emozionale) e il suffisso “tra”,
che viene utilizzato per esprimere il senso della strumentalità.
Perciò il significato potrebbe essere “strumento per la mente”.
Altri
studiosi vanno oltre questo significato un po’ generico,
riconducendo il suffisso “tra” alla radice del verbo “trayati”,
che significa “liberare”. Perciò la parola “mantra”
assumerebbe il significato di “liberazione della mente”.
Comunque
lo si voglia interpretare, il mantra è considerato in tutto
l’oriente uno strumento per aiutare la mente a liberarsi, a
rallentare un po’ la frenetica corsa dei suoi pensieri.
Ma
cos’è, concretamente un “mantra”?
Incominciamo
subito col dire che il mantra è un suono che viene continuamente,
monotonamente ripetuto. Talvolta è una parola o una breve frase
dotata di senso, ma, molto spesso, si tratta di un semplice suono,
un’onda risonante che, per le particolari caratteristiche
vibrazionali, induce alcuni effetti sul corpo e sulla mente.
Vediamo
qualche esempio:
- il suono “om” (pronunciato “ong” all’inglese, nasalizzando il suono “ng”) o la sua forma estesa, "aum", è il più celebre mantra orientale; la sillaba, in sé, non ha alcun significato, ma varie tradizioni attribuiscono significati simbolici alle tre lettere. Viene considerata la manifestazione del suono primordiale dell’universo, nonché il suono che esprime la vibrazione di fondo che l’universo ha anche attualmente;
- altri mantra famosi della tradizione indo-vedica e cinese sono suoni come: hrim, shrim, lam, shah, ecc.; ne esistono centinaia e su ciascuno di essi è stata effettuata nel corso dei secoli una sorta di “sperimentazione clinica empirica”, studiando gli effetti che producono sul corpo e la psiche.
Molto
spesso vengono utilizzati come mantra i nomi delle divinità, cantati
o pensati interiormente come invocazioni: per esempio si utilizzano i
nomi di Krishna, Rama, Hari, ecc.
In
altri casi i mantra consistono nella ripetizione continua di brevi
frasi. Queste frasi possono essere dotate di un senso immediato e
diretto, come nel caso del celeberrimo mantra “Om
Namah Shivaya” (che alla lettera
significa “Om, mi inchino a Shiva” e indica l’intenzione di
compiere la volontà di Dio), oppure possono avere un significato
simbolico non deducibile da quello letterale e comprensibile solo ai
devoti o agli adepti di un gruppo spirituale.
Mantra
cantato o mantra pensato?
Nella
tradizione culturale orientale i mantra spesso si cantano
effettivamente, ma talora vengono anche solamente “cantati
interiormente”. Anzi, in molte tecniche, si inizia con il canto
fisico che diviene poi, progressivamente, una sorta di ripetizione
mentale.
Le
due modalità non sono del tutto equivalenti.
Cantare
fisicamente un mantra richiede una serie di azioni e di scelte che
hanno una diretta ricaduta somatopsichica, ossia interessano
immediatamente il corpo e, successivamente, la mente:
Il
canto fisico del mantra regola immediatamente la respirazione che,
inevitabilmente, assume un andamento più lento e profondo, in quanto
l’emissione del suono può avvenire soltanto nel momento
espiratorio;
L’emissione
fisica del suono comporta un effetto vibrazionale avvertibile in
diverse parti del corpo; tale effetto dipende:
- dalla frequenza del suono stesso (acuto o grave),
- dall’intensità con cui viene emesso (piano o forte),
- dalla modalità con cui viene eseguito (di testa, di gola, di diaframma),
- dal particolare tipo di suono utilizzato (vocali scure o aperte, presenza di aspirazioni o di particolari consonanti, ecc.)
- dalla presenza eventuale di altre persone che cantino anch’esse il mantra (cantare un mantra da soli o in 150 persone non è affatto lo stesso).
La
ripetitività monotona del mantra, che talora viene cantato per ore
consecutive, determina un potentissimo effetto ipnotico che acquieta
la mente. Talvolta, nelle meditazioni mantriche, si inizia con il
canto fisico del mantra che poi, successivamente, viene
interiorizzato e diviene esclusivamente mentale. A questo punto, le
caratteristiche del mantra cantato permangono tutte: la respirazione
rimane controllata, la vibrazione diviene più sottile ma è
avvertita ugualmente, e l’effetto ipnotico può addirittura
aumentare.
I
mantra tantrici
Nel
mondo culturale e spirituale tantrico, i mantra hanno presto assunto
una caratteristica particolare e unica rispetto a tutti gli altri
contesti yogici. La causa di questa originalità è dipesa dal fatto
che sia stata data una lettura simbolica dell'alfabeto sanscrito.
Ogni lettera è stata considerata portatrice di una particolare
energia psichica, di una specifica qualità enegetica; in questo modo
ogni lettera sanscrita è divenuta un simbolo, nel senso che il mondo
orientale attribuisce a questo concetto: non solo "segno"
di qulcosa diverso da sé, ma "segno efficace", che rende
presente concretamente la qualità vibratoria e l'informazione
dell'entità simboleggiata. Perciò pronunciare una specifica lettera
sanscrita significava rendere presente e interiorizzare una
particolare informazione energetica.
Quando
il discepolo tantrico veniva accettato dal maestro, dopo un certo
periodo di apprendistato, veniva "iniziato", anche
attraverso la comunicazione del mantra personale. In sostanza il
maestro individuava le "carenze energetiche" del discepolo,
ossia i nodi karmici o di personalità su cui era necessario lavorare
e individuava le lettere dell'alfabeto sanscrito che portavano
l'energia e l'informazione adatta per riequilibrare questi nuclei
problematici. Queste lettere venivano comunicate al discepolo che
doveva da quel momento recitare il mantra pensato per lavorare
specificamente sulla sua problematica individuale. Tuttavia accadeva
spesso che le lettere adatte ad un discepolo determinassero qualcosa
di totalmente impronunciabile. Potevano essere anche tutte consonanti
o comunque sequenze con suoni impossibili da cantare. Perciò il
discepolo veniva invitato ad effettuare una sorta di "canto
mentale" interiore, che diveniva il fulcro stesso della sua
dimensione meditativa.
La
psicologia occidentale di fronte ai mantra
I
mantra e il loro utilizzo sono stati oggetto di studio da parte della
psicologia occidentale, sia nelle ricerche sui cosiddetti “stati di
coscienza alterati”, che in quelle sul fonosimbolismo.
Gli
studi scientifici hanno confermato puntualmente ciò che già la
tradizione spirituale orientale sapeva da millenni, mettendo a fuoco
il grande potenziale che le stimolazioni sonore possiedono in
rapporto allo stato della mente. In particolare, sono stati accertati
alcuni aspetti che vale la pena di sottolineare:
- ogni suono ha proprie caratteristiche evocative in funzione dei fonemi che lo compongono. Vi sono fonemi tipicamente “scuri” (ü, u, o) altri intermedi (a, ö) e altri chiari (e, i). I fonemi scuri hanno un effetto maggiormente rilassante, quelli chiari risultano penetranti, con un effetto attivante; la risonanza vibratoria dei diversi fonemi attiva zone diverse del corpo. Dal basso verso l'alto si hanno dapprima i suoni scuri (ü, u) che attivano soprattutto la zona addominale, i suoni intermedi (o, ö) che risuonano maggiormente nella parte toracica, il suono a legato all'emissione respiratoria e i suoni più chiari (e, i) risuonano maggiormente nel collo e nella parte alta della testa;
- esistono combinazioni di fonemi che riproducono onomatopeicamente suoni legati a particolari situazioni psicofisiche. Per esempio, il suono “a”, seguito da un’aspirazione moderata (tipo un’h tedesca leggera), ha le stesse caratteristiche di un sospiro liberatorio e ne riproduce gli effetti;
- la ripetizione mentale di un suono-mantra, tende a produrre una più elevata sincronizzazione delle onde cerebrali che, solitamente, indica la presenza di uno stato mentale più rilassato;
- se i suoni utilizzati vanno a comporre una parola avente senso, allora, agli effetti del suono, si sommano gli eventuali effetti emozionali indotti dal concetto espresso: in altre parole, è diverso ripetere “uuuu” e ripetere “bluuu”, perché la seconda fonazione, per chi parla la lingua italiana, evoca l’immagine del colore che, a sua volta, mette in moto risonanze emotive;
- la ripetizione di un suono-mantra costringe a regolare la respirazione, e questo solo fatto comporta effetti psicosomatici rilevanti, per i noti effetti che il ritmo respiratorio ha in rapporto alle emozioni;
- se alla ripetizione mantrica viene associata un’immagine mentale congruente, l’effetto rilassante che si produce è ancora più potente. In altre parole, se al mantra “blu” associo l’immagine mentale delle acque blu di un lago quieto e profondo o immagino il suono della risacca del mare, l’effetto ipnotico sarà maggiore.